Get the picture
Una storia molto personale del fotogiornalismo Morris John G.
“Get the Picture” è lo straordinario racconto di una delle figure più interessanti del ventesimo secolo, John Morris. È lui il photo editor che ha documentato i momenti più significativi della storia moderna e che ha stretto un rapporto privilegiato con il mondo della fotografia e con i grandi fotografi del secolo scorso. «I photo editor», scrive Morris «decidono inconsapevolmente (ma anche consapevolmente in alcuni casi) dei gusti, sono ufficiosi guardiani della moralità, trafficanti di talenti, complici della celebrità. Ma la cosa più importante – o forse inquietante – è che sono coloro che fissano la “realtà” e la “storia”». Ed è vero che Morris ha commissionato, redatto e pubblicato le foto che hanno contribuito a definire la storia recente, ha lavorato a stretto contatto con alcuni dei più grandi fotografi del secolo scorso come Robert Capa, Henri Cartier-Bresson e W. Eugene Smith. L’autore rivela le storie che stanno dietro a dozzine di immagini famose, ci offre un ritratto intimo degli uomini e delle donne che le hanno scattate e racconta innumerevoli e rocamboleschi aneddoti personali dei suoi incontri con “celebrities” tra cui Alfred Hitchcock, il generale Patton, Marlene Dietrich, Ernest Hemingway, Lee Miller, Andrei Sakharov e molti altri. “Get the Picture” è il resoconto appassionato e avvincente di una vita vissuta a pieno, quella di John Morris, ancora oggi uno dei principali portavoce di un giornalismo che opera in nome della verità.
I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati
Il volume presenta il lavoro di alcuni tra i più importanti protagonisti della fotografia di documentazione: da Bob Adelman a Gianni Berengo Gardin, da Marc Garanger a Josef Koudelka, da Li Zhensheng a Tom Stoddart, e molti altri. Le storie raccolte nel volume mostrano l'impegno e la volontà degli autori di portare alla luce e raccontare la violazione di alcuni fondamentali diritti umani. Autori, che dall'inizio del Novecento ai nostri giorni hanno puntato la loro macchina fotografica su una serie di storie nascoste con la cosciente intenzione di realizzare un'opera di denuncia e di controinformazione. Ogni reportage presentato è accompagnato da un'accurata scelta d'immagini e da un testo introduttivo che permette di comprendere il senso e il valore di questi 20 straordinari reportage. Dall'America della seconda metà dell'Ottocento, in cui Jacob Riis con la sua macchina fotografica cercava di mostrare a tutti "come vive l'altra metà", alle foto più recenti di Lucinda Devlin che mostrano le stanze della morte - le omega suites - delle prigioni degli USA, passando per il Sahel di Sebastião Salgado, il Sudafrica di Peter Magubane, la Primavera di Praga di Josef Koudelka, la guerra d'Algeria di Garanger, la tragedia di Chernobyl di Igor Kostin, il Vietnam di Philip Jones-Griffith, i genocidi del Ruanda e della Ex Jugooslavia, e molto altro, si traccia una storia della fotografia "concerned", impegnata, di quegli autori che "vogliono mostrare cose che devono essere corrette".
Dignità! Nove scrittori per Medici senza frontiere
Sono ormai quarant'anni che esiste Medici senza frontiere, fondata nel lontano 1971 da alcuni medici francesi. In occasione del suo quarantennale, Msf con "Dignità!" completa il progetto iniziato tre anni fa con "Mondi al limite", che trovò la sua ricaduta editoriale con il libro omonimo pubblicato nel 2008 da Feltrinelli. Un progetto volto a dare voce a chi non ce l'ha, a mostrare realtà ingabbiate dalla povertà, dall'ingiustizia, dalla mancanza di accesso alle cure di cui spesso qui in Occidente si ignora l'esistenza. Volti di uomini, donne e bambini che vengono qui descritti in tutta la loro forza e determinazione dalla penna di nove scrittori internazionali, tra i quali anche il premio Nobel della letteratura del 2010 Mario Vargas Llosa, i quali hanno avuto la possibilità di incontrarli in alcuni programmi sparsi per il mondo di Medici senza frontiere (Bangladesh, Bolivia, Burundi, Grecia, India, Malawi, Repubblica democratica congolese, Sudafrica) e di raccontarci le loro storie, purtroppo non sempre a lieto fine, ma che in molti casi per la prima volta restituiscono loro dignità umana.
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