in itinere - il caffè dei fotografi (la fotografia dell'uomo; human and streetphotography)

Self Publishing

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Marco Almi
view post Posted on 30/3/2015, 15:23




C'E' UN'EDITORIA CHE FESTEGGIA
E' BOOM DI LIBRI FOTOGRAFICI

Lo scatto è ora pratica di massa. I costi sono calati. Cresce il "self-publishing", Il risultato: più 40%


I libri di fotografia tengono banco. E anche vetrina. Sotto le logge del Pavaglione, a Bologna, quelle della nobile libreria Zanichelli, dove Carducci aveva uno studiolo tutto per sé, sono invase da copertine fotografiche. «I libri di fotografia sono bellissimi, attraenti, accattivanti», spiega Romano Montroni, decano dei librai italiani, presidente del Centro per il libro del ministero per i Beni culturali, «e non hanno paura del Kindle…». Ultimi baluardi della carta rilegata. Rifugi della cultura del libro come oggetto materiale. Parlare di boom sarebbe esagerato, si tratta pur sempre di una nicchia che vale l' un per cento della produzione editoriale italiana, una cosa da cinquecento titoli l' anno (i libri di cucina sono il doppio), ma col segno positivo nelle vendite. Un editore di punta del settore, Contrasto, parla addirittura di un 40 per cento in più nell' ultimo anno. Un fenomeno imprevisto ma ormai difficile da sottovalutare: «Il libro di fotografia è stato rivalorizzato, non minacciato, dall' avvento dell' editoria digitale», conferma Giovanni Peresson dall' ufficio studi dell' Associazione italiana editori.

Più ancora degli altri "illustrati", il libro di fotografia sembra avere dimostrato di possedere una sua ragione d' esistenza forte e difficile da rimpiazzare sui display della lettura smaterializzata, un po' come i libri per bambini. «La luce riflessa che cade sulla pagina. Il piacere dell' immagine come oggetto tattile. La sensazione di vedere l' opera di un autore esattamente come lui voleva che fosse vista…», elenca Mario Peliti, editore fotografico di tradizione e di qualità, «ma attenzione, non è solo resistenza del libro- feticcio al libro immateriale. C' è qualcosa di più». Succede, nella storia delle rivoluzioni tecnologiche: i nuovi media non aboliscono i vecchi, li ri-dislocano. Li rinnovano. Il libro fotografico è stato benedetto dalla rivoluzione digitale in molti modi. Primo: siamo tutti fotografi. O fotografanti, diciamo: con un aggeggio in tasca che sa fare fotografie. Da "arte media" per fotoamatori con velleità estetiche, la fotografia è diventata una pratica di massa, un nuovo linguaggio delle relazioni umane. La probabilità statistica che un numero crescente di fotografanti ci prenda gusto e voglia saperne di più è alta. Un dato offerto da Denis Curti, neodirettore de Il Fotografo: le mostre di fotografia in Italia sono state più di mille nel 2013, con tendenza travolgente all' aumento di un terzo all' anno. E i bookshop di mostre e musei sono eccellenti trampolini di vendita.

Secondo: la tecnologia digitale ha abbassato i costi di produzione. Oggi un libro fotografico di buona qualità ha un prezzo di copertina poco superiore a quello dell' ultimo bestseller in hardcover. Gli editori più attenti hanno poi trovato altri modi per contenere le spese: le co-edizioni, ad esempio. Editori di diversi paesi si mettono d' accordo per produrre lo stesso libro, mettendo in comune gli impianti delle illustrazioni e cambiando solo la lingua dei testi e le sigle editoriali. L' ostacolo della lingua ormai è demolito: se negli anni Ottanta colossi come Taschen o Phaidon inventarono la formula dei libri trilingue (che però si gonfiavano inutilmente di pagine), oggi è abituale stampare, anche in Italia, direttamente e solo libri con testi inglesi: «Il pubblico della fotografia è colto e ce lo permette, il mercato diventa internazionale e permette tirature alte», spiega Roberto Koch di Contrasto, «il prossimo libro di Sebastião Salgado, sulla cultura del caffè, lo faremo così, in 40 mila copie».
Terzo: grazie alle tecnologie digitali, non siamo solo tutti fotografi, ma tutti potenziali editori.

Il selfpublishing è la vera novità dell' editoria fotografica. Quello che per i poeti dilettanti e gli scrittori da romanzo nel cassetto è una risorsa per appagare un po' di vanità, per i fotografi è diventata un' opportunità creativa inedita. La terza via, "disintermediata", autonoma e autogestita, fra libro e mostra. Il libro cult del genere è Afronauts della spagnola Cristina De Middel, pubblicato nel 2012 in mille copie a 28 euro, ora esaurito e scambiato su Internet a oltre mille. Ma l' italiano Nicolò Degiorgis ha fatto qualcosa di simile con il suo Hidden Islam , indagine sulle comunità musulmane del Nord-Est italiano: «Nessuno ci credeva e me lo stampai da solo. Adesso è alla terza edizione, cinquemila copie vendute, e ha vinto i tre più importanti premi europei per il libro fotografico». Da lì, Degiorgis ha lanciato una piccola casa editrice. Singolare: l' auto-edizione non sembra preoccupare i grandi editori, anzi. «Rinnovano l' interesse del pubblico, sperimentano», li elogia Koch, che allo spazio Forma organizzò forse la prima rassegna di selfpublishing fotografico italiano, seguita dal Cifa di Bibbiena e da Fotografia Europea a Reggio Emilia.

Del resto, la storia del fotolibro è da sempre un intreccio fra industria culturale ed esperimenti d' avanguardia. E il genio italico ha giocato buone carte, in questo.
Anche se, spesso, non l' ha fatto in Italia. A Londra, un geniale folletto di nome Gigi Giannuzzi inventò nel 2003 Trolley Books (il nome, dal carrello che Gianni spingeva alle fiere del libro quand' era dipendente di un grande editore) che in dieci anni, prima della scomparsa improvvisa del fondatore, ha sfornato libri estroversi e geniali. A Londra, nel quartiere creativo di Dalston, un altro italiano, Bruno Ceschel, ha aperto cinque anni fa Self Publish, Be Happy , piattaforma online per libri d' autore diventato un club di foto-bibliofili raffinati.
Non c' è da stupirsi, allora, se uno dei libri chiave della cultura fotografica italiana, Kodachrome di Luigi Ghirri, da anni introvabile, è stato ristampato l' anno scorso sempre a Londra da un altro intraprendente editore di tendenza, Michael Mack.

E se il fotolibro d' autore è ormai un oggetto da collezionisti e intenditori a cui si dedicano altri libri (la trilogia The Photobook, A History di Gerry Badger e Martin Parr) e riviste ( The Photobook Review , recente gemmazione dell' autorevolissima Aperture), l' editoria italiana tradizionale cerca di intercettare il nuovo interesse di massa con libri accessibili, non specialistici, testi che incrociano scrittura, racconto e immagine. Oltre il recinto del libro sovvenzionato e pre-acquistato (i cataloghi di mostre) rinasce anche la saggistica di qualità, e anche qui con qualche soddisfazione patriottica: volumi come Photoshow di Alessandra Mauro, ideati in Italia da équipe internazionali, vengono tradotti all' estero, mai successo prima. «È stata una sfida, ma abbiamo scoperto che i lettori esigenti di fotografia esistono», tira le somme Walter Guadagnini, che ha appena curato per Skira una storia corale della fotografia in quattro ponderosi volumi. Non si vendono, insomma, solo le cinquanta sfumature di grigio di Salgado, o le tavolozze esotiche di McCurry.

Sulla carta, la fotografia è ancora formidabile.

Di Michele Smargiassi

Edited by RUMBLEBEAT - 30/3/2015, 19:38
 
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view post Posted on 30/3/2015, 17:13
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già, ne parliamo da tempo.
il vero problema è trovare uno 'stampatore' che abbia materiali ed attrezzature all'altezza, a prezzi ragionevoli. altrimenti restano album scarsi e che perdono colore (o ce lo mettono nel caso del bn)
 
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