Alex Webb nasce a San Francisco nel 1952, si interessa di fotografia fin dalla adolescenza, nel 1972 partecipa ad un workshop durante il quale incontra i fotografi Magnum Bruce Davidson e Charles Harbutt. Ha continuato la sua carriera accademica laureandosi in storia e letteratura presso la Harvard University e ha studiato fotografia presso il Carpenter Center of Visual Arts. Nel 1976 diventa un fotografo Magnum. Come fotografo Webb è attivo dalla fine degli anni '70 e lavora sopratutto lungo il confine tra gli Stati Uniti ed il Messico. Inizia a lavorare in BN trovandosi però limitato nel racconto e nel linguaggio formale. Sente che col BN è stato fatto tutto, le sue fotografie sono un già visto, ripetono le tradizioni già solcate da Friedlander e Winogrand, il contenuto delle sue foto travalica di gran lungo la forma, ma è conscio di non riuscire comunicare con un linguaggio originale.
L'insoddisfazione, l'attrazione che Webb trova per i colorati tropici unito allo sdoganamento accademico della fotografia a colori avvenuto nella seconda metà degli anni '70 (Egglestone, Meyerowitz, Shore) spingono Webb a mutare le sue modalità operative ed ad abbracciare il colore.
Trascorre gli anni '80 tra Miami, Messico col suo confine e, sopratutto, Haiti. Territori instabili, labili, in cambiamento. Haiti è sconvolto da una serie di colpi di stato. Il confine Usa/Messico è terra di nessuno che sopporta una silenziosa e costante guerra. Miami è una città di transizione e complessa nella quale vivono intrecciandosi, gli emigrati dai Caraibi, i turisti europei ed americani, le persone che da sempre li vivono e lavorano. Durante gli anni '90 esplora anche Cuba, Il Costa Rica ed il Brasile del Rio delle Amazzoni. Mentre è negli anni 2000 che approda ad Isantbul, anello di congiunzione tra Asia ed Europa.
La sua fotografia trova linfa e sostanza in questi territori complessi, in tensione tra tradizione e modernità, tra instabilità e pace, in bilico tra culture diverse. Le fotografie di Webb sono complesse, ricche di elementi, di colori, di luci ed ombre. Ombre, Webb è un fotografo che dell'assenza di luce ha fatto un'arte. I suoi neri e le sue silhouette scolpiscono e scandiscono le sue immagini. All'interno delle sue foto ci sono, come in un patchwork pop, molte altre fotografie diverse, autonome, ognuna vive la propria storia. Quasi mai egli cerca il contatto visivo coi suoi suggetti .. di relazionarsi con loro, il fotografo ci mostra la realta dei tropici cosi come è, complessa e colorata, dove ognuno trova il proprio spazio e riesce suo malgrado ad essere protagonista. Webb è il maestro della congestione, dei riflessi degli sprazzi di luce, i suoi personaggi sembrano vagare da una foto all'altra come in un labirinto. Spesso l'architettura del luogoè la struttura che scandisce lo spazio ed il tempo della foto ed i protagonisti umani vivono ai margini o negli spazi liberi .. sfidando le leggi della fisica, con gambe che volano, mani che spuntano dal cielo ... riuscendo a ritagliarsi ognuno il proprio momento.
Interessante notare come, pur essendo un giornalista, le pubblicazioni ed i progetti di webb abbracciano in alcuni casi tempi molto lunghi , in altri casi, vengano chiusi in poco tempo - ad esempio il suo libro sul confine messicano abbraccia piu di una decade - Egli dice di arrivare spesso in ritardo sui luoghi degli eventi e che le sue foto siano come delle notizie sempre fresche.
